Situla di Gotofredo sec. X (protomi di aggancio del manico sec. XIX)

Autore | Inizio Lavoro 21-01-2010 | Fine lavoro 12-11-2010
Descrizione:
Situla di Gotofredo (sec. X)
Materiali: avorio intagliato, argento fuso cesellato e rifinito a niello, doratura.
La situla di forma cilindrica leggermente rastremata verso la base, è stata ricavata da una zanna d’avorio africano di notevoli dimensioni, essendo lavorata in un unico pezzo, ha mantenuto il fondo integro non di riporto. Grazie alla presenza del foro di passaggio del nervo, in posizione quasi centrale, si è potuto ricostruire idealmente la forma, le dimensioni e il peso presunto della zanna originaria. Gli intagli eseguiti sull’avorio sono stati ricavati da uno spessore che varia dai 10 mm ai 12 mm ottenuto tramite un’eccellente tornitura interna ed esterna.La superficie esterna è caratterizzata da un colore nocciola intenso e omogeneo, mentre all’ interno varia dal bruno scuro del fondo al bruno maculato della parete, dove sono ben visibili i segni orizzontali della tornitura e quelli verticali degli scalpelli usati per la rifinitura.Le misure della situla sono di 185 mm l’altezza, 90 mm la larghezza alla base e 120 mm all’imboccatura. Il fondo ha lo spessore di 20 mm. ed è stato tornito anche nella parte sottostante creando un piccolo gradino con lieve sottosquadro, che rende più stabile l’appoggio del manufatto.
Nelle iscrizioni sono state rilevate tracce di pigmento color rosso-aranciato.
Tutte le misure rilevate evidenziano la grande abilità dell’artefice e la precisione del tornio utilizzato, che ha consentito uno scarto di soli 2 mm sul movimento rotatorio
dell’oggetto durante la lavorazione.La raffinatezza dell’intaglio con le sue linee morbide e decise, la pastosità dei volumi così ben definiti, la sottigliezza degli spessori, il lieve sottosquadro che profila tutte le figure per accentuarne i rilievi e le linee di demarcazione delle colonnine, incise con un utensile ancor più sottile della punta di uno spillo d’uso comune, mettono in luce le capacità dell’artista nel sapere sfruttare pienamente le caratteristiche peculiari offerte da un materiale tanto straordinario come l’avorio.
La medesima tipologia di intaglio, le figure praticamente identiche, soprattutto nei volti, che sembrano appartenere agli stessi modelli e i tratteggi incisi per formare le penne delle ali degli angeli, le ritroviamo riproposte nella “placchetta Trivulzio conservata nelle raccolte dei musei civici del castello Sforzesco di Milano che reca nel suppedaneo l’iscrizione “OTTO IMPERATOR” e mostra la famiglia imperiale china davanti a Cristo, assiso in trono tra la Vergine e san Maurizio (santo patrono di dinastia imperiale e dell’imperatore in persona) molto probabilmente si tratta di Ottone II, di fronte al quale è posta la consorte Teofano con il figlioletto Ottone III, effigiato bambino, ma già incoronato; se l’identificazione è corretta, la placchetta potrebbe quindi essere stata eseguita o in preparazione o in ricordo celebrativo dell’incoronazione di quest’ultimo, avvenuta nel 983, perché in quell’anno Ottone II morì e il figlio Ottone III, di tre anni, fu proclamato a Vienna successore del padre” (cit. P. Venturelli)
Le due protomi leonine in argento poste frontalmente sull’imboccatura del vaso sono state realizzate prima del 1835 dall’orafo milanese Giovanni Battista Scorzini (MALVEZZI 1840, p. 17; per lo Scorzini, morto nel 1835 settantasettenne, attivo ripetutamente per il Duomo di Milano) in sostituzione delle originarie ormai troppo usurate. Sono di fattura mediocre, modestamente rifinite e di bassa lega d’argento, per la loro applicazione sono state intagliate sull’avorio due sedi circolari, in ognuna delle quali sono stati fatti tre fori per l’inserimento dei
perni di cui uno filettato, compromettendo la tenuta e la solidità di quella zona dove maggiormente esercitano i pesi durante il sollevamento della situla tramite l’uso del manico.
Il manico è composto da due mostri serpiformi azzannanti una testa umana, con le code puntinate a cesello che si inseriscono in un occhiello al di sopra delle due protomi leonine; realizzato in argento fuso a cera persa, con tracce di doratura a fuoco, ageminatura e niello (sono ben evidenti gli alveoli incisi a forma di mezza luna e altri a macchia di leopardo per il contenimento dell’amalgama di fusione, alcuni dei quali ormai vuoti).
La leggera asimmetria del manico gli consente di stare sollevato di 3/4 in totale sicurezza, evitando così che possa cadere violentemente sul bordo della situla danneggiandola, situazione che in tempi non lontani è sicuramente accaduto visto che vi sono alcune piccole lesioni proprio in corrispondenza dei punti di contatto dovuto anche al fatto che era stato montato al contrario, probabilmente in occasione della formatura del calco in colla di pesce.
L’intervento conservativo ha riguardato sia l’avorio che le parti metalliche.
L’avorio è stato pulito dai depositi di particellato atmosferico con l’ausilio costante di microscopio binoculare, utilizzando soluzione alifatica, stecche di legno e cotone. Durante l’intervento si sono riscontrati innumerevoli residui di colla di pesce diffusi su tutto il manufatto, particolarmente aderenti e tenaci, soprattutto all’interno dei sottosquadri, dei sottilissimi profili intagliati per dar maggiore rilievo alle figure (realizzati con attrezzi talmente sottili da rendere difficile l’introduzione della punta di uno spillo d’uso comune) e nelle crepe presenti; per la loro rimozione, molto difficoltosa per via della mimetizzazione con il colore stesso dell’avorio, l’azione meccanica tramite bisturi in ebano e stecche di legno più dolce è stata preceduta da continue bagnature con soluzione alifatica. La colla di pesce presente sull’avorio è da ritenersi la conseguenza di una maldestra produzione di un calco effettuato in passato probabilmente negli anni ’50 del secolo scorso, calco che ha prodotto la perdita di gran parte del pigmento rosso-arancio in origine all’interno delle lettere incise, strappato con il distacco del calco.
Il manico in argento a getto, agemina, nielli e parziale doratura ad amalgama presentava efflorescenze saline di colore azzurro, piuttosto intense in prossimità dei micro-crateri diffusi in più punti della superficie e all’interno di alcuni piccoli alveoli liberati dal parziale distacco delle ageminature e dei nielli.
L’operazione di pulitura del manico e delle protomi ha previsto un intervento chimico e meccanico dei depositi di particellato atmosferico e, tramite tecnologia laser, per la rimozione delle efflorescenze saline.
Le parti metalliche sono state infine protette con cera microcristallina.





Immagini lavoro:

Categoria del bene:

Collocazione
Conservato all'interno
Materiali trattati in questo lavoro
Metalli e Oreficerie
Committenza
  • Tipologia di committente: Ente privato
  • Nome committente: Intesa San Paolo, Torino
  • Direttore dei Lavori: dr.ssa Emanuela Daffra

Rapporto di lavoro
  • Tipologia rapporto di lavoro: Ditta/impresa individuale

Ruolo svolto

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